storia del palazzo
Almeno sin dal XII secolo i Comuni italiani trovarono nel notariato lo strumento ideale per trasferire sul piano documentario la propria potestà di agire. Nel corso dei secoli il Comune si avvalse dei servigi dei notariato in ossequio al ruolo di «fides publica» esercitato. Così, per un certo periodo, fu quasi naturale che archivio del Comune e archivi del notariato condividessero le loro sorti. In generale, l’interesse per l’attivazione degli Archivi notarili è contestuale all’affermazione dello Stato moderno; la svolta in Sardegna cadde alla fine del XVI secolo.
Già nel Parlamento tenuto dal viceré Michele di Moncada nel 1583 si stabilì l’istituzione nelle città di archivi retti da un notaio pubblico in cui si conservassero i registri dei notai morti. Un passo in avanti fu compiuto poi col Parlamento del duca di Avellano (1641) in cui si richiese ai notai l’obbligo di registrare in un archivio pubblico gli atti relativi a somme superiori ai 100 scudi. Sulla scorta di questa determinazione, la Municipalità di Sassari, nel 1642 deliberò che un’apposita sala dell’archivio comunale fosse destinata ad ospitare l’archivio dei notai defunti.
In alcuni Stati si fece ricorso a uffici, quali le Tappe d’Insinuazione istituite nello Stato sabaudo istituite dal sovrano Carlo Emanuele III nel 1738, per porre rimedio alla dispersione degli atti pubblici causata dalla mancanza di archivi. Le Tappe ebbero sede nelle città e nelle ville più cospicue del Regno. A capo di esse vi erano gli insinuatori che conservavano tutte le copie delle scritture notarili che venivano riposte nel locale della Tappa adibito ad archivio; insinuavano gli atti, ossia li registravano e li rubricavano in appositi “libri” dandone ricevuta al notaio.
A Sassari, un deposito delle granaglie detto dello Sgrecio (dal nome del proprietario) venne innalzato di un piano per dare sistemazione gli uffici dell’Insinuazione in città. Ma nonostante il nuovo e più nobile utilizzo al piano superiore, il palazzo al piano terra continuò ad essere usato come deposito a destinazione alimentare.
Un’ispezione del 1753 ne aveva messo in risalto l’inadeguatezza – vi regnava l’«humedad» e i locali erano ormai diventati «cortos» per la mole degli atti conservati – che nel lungo periodo avrebbe messo a repentaglio la vita stessa dei documenti notarili. Così, si deliberò di riadattarli e di sopraelevarli di un piano: in tale occasione si stabilì di realizzare «en los altos del almagasen … de Esgrechiu … venta y cinco archivios…. altos onze palmos hasta la guarnizion».
Il palazzo dello Sgrecio continuò a ospitare gli uffici dell’Insinuazione – dando anche il nome alla via su cui si affacciava – sino al 1839, quando le competenze vennero trasferite al Regio Demanio. Modesti lavori alle murature e al mobilio vennero eseguiti poco dopo la metà del XIX secolo. Ma è nel 1874 che si diede il via alle consistenti opere di ampliamento e riattamento ad uso di «Ufficio ed Archivio del Registro», secondo il progetto predisposto dal civico architetto Francesco Agnesa, che portò il palazzo dell’Insinuazione alle forme attuali; pur non essendo di particolare emergenza architettonica, l’edificio una sua gradevolezza, data in facciata dall’equilibrata scansione delle aperture sottolineate da semplici cornici in pietra di lessico classicheggiante.
I lavori di rifacimento non erano ultimati da molto tempo quando il Municipio di Sassari decise di cedere l’edificio. Nel 1885 il sindaco Raffa Garzia vendeva al notaio Antonio Gavino Mannazzu, presidente del Consiglio Notarile dei Distretti riuniti di Sassari e Tempio Pausania, «la casa in facciata alla via Insinuazione e per retro facciata al giardino del Duca di Vallombrosa», rimasto sino al 1876 pertinenza dell’edificio. L’istituzione in tutto il territorio nazionale di Archivi per la conservazione delle scritture notarili era stata prevista nella prima legge unitaria sul notariato, promulgata nel 1875 e confermata dalla successiva legislazione. Rispondendo pienamente allo scopo, l’edificio assunse la denominazione di Archivio Notarile.
A favore della scelta del Consiglio Notarile avevano giocato, oltre alla destinazione storica ad archivio, il sistema di costruzione e la sua ubicazione centrale nel tessuto urbano della Sassari del tempo.
E’ storia più recente (seconda metà anni Novanta del secolo scorso) l’acquisizione del palazzo da parte del Comune di Sassari dal Ministero di Grazia e Giustizia, da cui dipendono gli Archivi Notarili, per farne la sede dell’Archivio Storico Comunale, il “luogo” deputato alla conservazione e valorizzazione della memoria. La realizzazione è stata resa possibile grazie al finanziamento P.O.R. 2000 – 2006, misura 2.1 destinata a Archivi e Biblioteche.